Stratus Nimbus: Protocollo Procedurale Dettagliato per la RFA Sacroiliaca

Preparazione del paziente e blocchi diagnostici

La corretta selezione del paziente rappresenta il primo passo per il successo della radiofrequenza sacroiliaca. I candidati ideali sono pazienti con dolore cronico localizzato all’articolazione sacroiliaca, refrattario a terapie conservative e con diagnosi confermata tramite blocchi diagnostici.
Il protocollo standard prevede blocchi dei rami posteriori sacrali (PSN) o infiltrazioni intra-articolari con anestetico locale, con un sollievo del dolore ≥50% come criterio di positività. Per ridurre i falsi positivi, le linee guida raccomandano due blocchi consecutivi prima della procedura definitiva.
La preparazione include anamnesi completa, revisione della terapia farmacologica (in particolare anticoagulanti e antiaggreganti) e ottimizzazione delle comorbidità.
La comunicazione con il paziente è fondamentale: devono essere illustrate aspettative realistiche, potenziali benefici e rischi associati alla procedura.

Posizionamento elettrodi sotto guida fluoroscopica

La procedura viene eseguita in sala interventistica, con il paziente in posizione prona. È raccomandato l’utilizzo di fluoroscopia biplanare (AP e laterale) per garantire precisione nell’identificazione dei punti di ingresso.
Nimbus Stratus, grazie al suo design multitined, consente un posizionamento ottimale per ottenere lesioni lineari e continue lungo la cresta sacrale laterale, in corrispondenza dei fori sacrali posteriori di S1-S3.
Gli elettrodi devono essere posizionati in modo da seguire la linea anatomica del PSN, con angolazioni leggere per garantire la massima copertura nervosa. L’utilizzo di stimolazione sensoriale e motoria a bassa intensità consente di confermare la corretta vicinanza ai rami target.
Il posizionamento accurato è essenziale per ridurre i fallimenti tecnici e massimizzare il tasso di successo clinico.

Parametri di ablazione (temperatura, durata)

Il protocollo di ablazione con Nimbus Stratus prevede impostazioni specifiche per ottenere lesioni efficaci e riproducibili. Le lesioni vengono erogate a 85°C per 180 secondi in modalità multitined, mentre per eventuali punti complementari si possono utilizzare parametri a 80°C per 90 secondi.
La durata prolungata garantisce la creazione di lesioni ampie e continue, capaci di intercettare le variabili anatomiche del PSN. L’uso di elettrodi multitined riduce la necessità di riposizionamenti multipli, ottimizzando i tempi procedurali.
La stabilità termica è monitorata dal generatore per assicurare che la temperatura rimanga costante durante l’intera durata della lesione.
Questi parametri sono stati validati da studi clinici e anatomo-fisiologici, che hanno confermato la correlazione tra dimensione della lesione e successo terapeutico.

Monitoraggio intra-procedurale e sicurezza

Durante la procedura, il paziente deve essere sottoposto a monitoraggio continuo dei parametri vitali (ECG, pressione arteriosa, saturazione di ossigeno, frequenza respiratoria).
La sedazione cosciente è l’approccio raccomandato, permettendo la collaborazione del paziente e la valutazione delle risposte durante la stimolazione test.
L’asepsi rigorosa riduce il rischio di infezioni, mentre la disponibilità di farmaci d’urgenza e personale addestrato garantisce la gestione immediata di eventuali complicanze (reazioni vagali, cali pressori, dolore intenso intra-procedurale).
La sicurezza intra-procedurale è rafforzata dalla riduzione del numero di accessi consentita dalla tecnologia multitined.

Gestione post-procedura e follow-up

Al termine della procedura, il paziente deve essere monitorato per almeno 1-2 ore in osservazione clinica. È comune un dolore locale transitorio, trattabile con analgesici leggeri.
Il ritorno alle attività quotidiane è generalmente rapido, con ripresa entro 24-48 ore. Nei pazienti fragili o con comorbidità, si consiglia un monitoraggio più prolungato.
Il follow-up deve essere programmato a 1, 3, 6 e 12 mesi, con valutazioni mediante NPRS, ODI ed EQ-5D per misurare la riduzione del dolore e il miglioramento funzionale.
La possibilità di ripetere la procedura in caso di recidiva conferisce sostenibilità e continuità terapeutica al trattamento.

Best practice per centri di eccellenza

I centri di riferimento dovrebbero implementare protocolli condivisi per standardizzare la procedura e ridurre la variabilità operatoria.
La formazione continua degli operatori è fondamentale per mantenere elevati standard di qualità. L’integrazione di Nimbus Stratus nei percorsi ospedalieri deve prevedere collaborazione multidisciplinare con anestesisti, fisiatri e terapisti della riabilitazione.
Audit clinici periodici e raccolta dati prospettica sono raccomandati per monitorare i risultati e contribuire all’evoluzione delle linee guida.
L’adozione di queste best practice consente di garantire trattamenti sicuri, efficaci e basati sulle migliori evidenze disponibili.

Riferimenti

  1. Al-Kaisy A., Pang D., Desai M., McNamee D. NIMBUS: A Novel Multi-Tined Expandable Electrode for Percutaneous Radiofrequency Lesioning of the Sacroiliac Joint. Orthopaedic Proceedings, 2018.
  2. Conger A., Kendall R., McCormick Z., Wagner G., Burnham T. Double-Blind Randomized Trial of Radiofrequency Ablation for Sacroiliac Joint Pain. University of Utah, 2022.